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Qual'è il Processo Produttivo del Preservativo?

Da: marilyn - Categoria: Coppia e Sessualità

Sempre più individui utilizzano i preservativi durante i rapporti sessuali, ma come vengono realizzati? Non tutti sono a conoscenza del processo produttivo impiegato per la loro creazione e abbiamo deciso di illustrarvelo in maniera precisa e accurata.

Primo step: Estrazione del lattice

La prima parte, sicuramente più importante e fondamentale, verte nei confronti dell’estrazione del lattice dell’hevea, ovvero un particolare arbusto conosciuto come albero della gomma.

Si tratta di un vegetale tipico dell’Amazzonia, ma coltivato anche nel sudest asiatico e in Africa.

Ciò che cattura maggiormente l’attenzione di questo arbusto è la sua altezza, poiché stiamo parlando di un albero che può arrivare fino a 30 metri; inoltre, ed è ciò che ci interessa maggiormente, contiene del lattice nei canali lactiferi nella zona esterna e in quella liberiana.

Questa sostanza fornisce il caucciù di hevea ed per poterla estrarre è necessario incidere diagonalmente la corteccia.

La procedura consente l’estrazione di circa 30 millilitri di lattice e, considerato il fatto che nelle piantagioni è possibile trovare fino a 250 alberi, è possibile arrivare a 450 di prodotto all’anno.

Le piante vengono utilizzate dopo i primi cinque-sei anni di vita, poiché dopo questo periodo la produzione di lattice diviene maggiore.

L’hevea è stata scoperta nel 1735 per mano di alcuni europei, in particolare da Charles de la Condamine. Durante una visita ad Amazonas, si è accorto di come alcune tribù indigene utilizzavano il prodotto per realizzare delle bottiglie.

Considerato l’ampio sfruttamento dell’hevea, c’è la possibilità che si estingua nel corso del tempo? Fortunatamente no, poiché le incisioni praticate su questi arbusti non nuocciono in alcun modo alla loro crescita.

È per questo motivo che si è pensato di creare profilattici utilizzando la gomma amazzonica, un po’ per creare un reddito alla civiltà del posto, ma anche per tutelare la lotta contro l’Aids.

Fasi principali di lavorazione dei preservativi

Dopo essere stato raccolto, il lattice deve essere ovviamente purificato. Dal punto di vista produttivo, questa è la prima fase di lavorazione.

Deve avvenire in un ambiente con la massima igiene, anche dal punto di vista dell’aria: quest’ultima dovrà infatti essere filtrata per evitare ogni tipologia di contaminazione.

Il personale incaricato di lavorare il prodotto, dovrà indossare indumenti molto simili a quelli impiegati nelle sale operatorie.

Ci troviamo di fronte a un prodotto completamente naturale e, di conseguenza, potrebbe coagulare o diventare acido. Per prevenire il fenomeno, la materia dei condom viene trattata con degli speciali elementi additivi, ovvero stabilizzatori, conservanti, acceleranti per vulcanizzazione e antiossidanti.

I veri e propri preservativi che noi utilizziamo vengono creati attraverso il dipping. Il lattice viene riposto in particolari vasche con temperatura controllata ed è proprio qui che vengono introdotte le sagome di vetro o in porcellana.

Quando queste ultime riemergono, saranno rivestite da una sorta di pellicola trasparente; ruotando gli oggetti, sarà possibile distribuire il prodotto su ogni parete.

Si passerà poi a un processo di essiccamento tramite raggi infrarossi, seguita da un’altra immersione dove sarà possibile ottenere delle estremità aperte e arrotolate.

Si passa poi alla vulcanizzazione della gomma, legando in maniera chimica il prodotto allo zolfo tramite riscaldamento fornito dagli essiccatori.

Se questa procedura viene eseguita alla perfezione, si potrà ottenere un prodotto rifinito nei minimi dettagli e di eccellente qualità.

Ora, l’unica cosa che resta da fare, è quella di staccare i preservativi dalle matrici, riducendo la temperatura tramite un getto d’acqua a pressione alta.

A questo punto saranno lavati e asciugati e dovranno superare numerosi controlli prima di essere messi in vendita.

Fase di controllo della produzione

Prima di tutto, saranno analizzati attraverso un campo elettrico ad alto voltaggio per vedere se ci sono fori o zone uniformi per quanto riguarda lo spessore.

Nel caso in cui vi fossero articoli con problemi, si provvederà alla loro eliminazione.

I preservativi che hanno passato questo primo test, ne subiranno altri: saranno gonfiati per valutare l’elasticità e il massimo punto di rottura, saranno riempiti con dell’acqua per valutare eventuali perdite di liquido, ma saranno anche esposti a una temperatura di 70° per 48 ore, in modo da determinare il periodo di conservazione.

Foiling Packing

L’ultima fase del processo produttivo di un condom si chiama Foiling Packing: in questo caso, avverrà il confezionamento dei prodotti finiti in una camera sterile.

Tutti i preservativi che hanno superato a pieni voti i test precedenti, saranno sigillati in un apposito involucro realizzato in alluminio.

Perché è stato scelto questo materiale? Semplice: è in grado di offrire il massimo della protezione nei confronti dei raggi UV e dell’ossidazione, che potrebbero provocare non pochi problemi all’articolo in questione.

Prima di confezionare il profilattico, viene aggiunta una goccia di lubrificante siliconico o, nel caso in cui ci si riferisca alla produzione di prodotti aromatizzati, un particolare tipo di aroma.

Il colore diverso, in questo caso, viene fornito dalla vulcanizzazione. Ora i preservativi possono essere confezionati e sulle scatole dovranno essere riportate tutte le indicazioni possibili nella lingua del paese dove saranno acquistati.

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