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Obsolescenza programmata: cos’è e perché c'entra il settore dell’illuminazione

Da: Damiano - Categoria: L'Arte di Illuminare

Nel settore dell’informatica e delle nuove tecnologie si sente spesso parlare di obsolescenza programmata. Con questo termine si tende a indicare quel processo per cui un dispositivo elettronico (uno smartphone, un pc, un elettrodomestico ecc.), dopo un paio d’anni dall’acquisto, si rompe o diventa inutilizzabile.

Oggi è difficile sentir parlare di obsolescenza programmata perché gran parte delle aziende di settore preferisce il termine “ciclo di vita”.

Il significato però non cambia perché il concetto di base è sempre lo stesso: ogni prodotto tecnologico o dispositivo elettronico dopo X anni è destinato a un lento e triste declino.

Obsolescenza: un termine coniato nel 1924

La prima volta che si è utilizzato il termine obsolescenza industriale bisogna ritornare indietro al 1924, anno di creazione del cartello Phoebus che vedeva al suo interno la presenza dei principali produttori europei e statunitensi di lampade a incandescenza: General Elettrics Company, Osram, Tungsram, Philips e Compagnie di Lampes.

Esistendo un gran numero di lampadine non standardizzate per forme, potenza o luminosità, i produttori aderenti al cartello imposero uno standard tecnico per omologare i mercati sia europei che statunitensi: un limite massimo di 1000 ore di durata per ogni lampadina che fu definita una “ragionevole aspettativa di vita”.

Quale fu la ragione per cui si decise di limitare la durata di un prodotto che solamente nel secolo precedente poteva durare fino a 2500 ore? La risposta era nel maggior consumo del filamento e minore efficienza della lampadina stessa.

Il consumatore si sarebbe ritrovato una lampadina funzionante anche oltre il limite massimo decretato dal cartello ma avrebbe dovuto fare i conti con un prodotto sempre meno luminoso e ancor più costoso nel tempo.

Il mercato del LED oggi

Il cartello Phoebus è rimasto attivo fino al 1939 (prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale) ma l’obsolescenza programmata è rimasto un tema dibattuto anche negli anni successivi.

Il settore dell’illuminazione ha fatto passi da gigante prima con l’introduzione delle lampade alogene e poi con l’arrivo del LED che ha allungato in maniera importante la vita di una lampadina.

Oggi, una lampadina a LED ha una vita operativa di circa 50.000 ore. Questo numero determina la durata entro cui il flusso luminoso decade in media al 70% del suo valore iniziale.

Ma la durata più lunga di vita della lampadina è solo uno dei fattori per cui oggi, il LED, rappresenta l’unica scelta possibile per l’illuminazione di un’abitazione, un ufficio o un centro commerciale.

L’illuminazione LED permette di risparmiare circa il 90% rispetto alle vecchie lampadine a incandescenza, non necessitano di tempo per scaldarsi e offrono una resa migliore (grazie anche alla possibilità di scegliere la tonalità tra luce bianca, fredda o calda).

Oltre a questo, una lampadina LED non si surriscalda una volta accesa ed è eco-friendly. Questo significa che l’impatto ambientale è ridotto al minimo e che al suo interno non sono presenti metalli pericolosi come piombo o mercurio.

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